


5/6/2025
In un mondo dove la digitalizzazione avanza a ritmi esponenziali, la Cybersecurity assume un ruolo sempre più centrale e strategico per le imprese. Questo è stato il cuore dell’intervento tenuto durante il Cybersecurity Utilities Forum, un’occasione di confronto sulle sfide, i rischi e le responsabilità che accompagnano l’innovazione tecnologica nel settore utility e non solo.
Digitalizzare i processi aziendali significa aumentarne l’efficienza, migliorare la reattività e abilitare nuove opportunità di business. Tecnologie come l’automazione industriale, l’Internet of Things (IoT) e il cloud computing sono ormai parte integrante delle infrastrutture operative. Tuttavia, ogni nuovo sistema connesso apre un possibile varco agli attacchi informatici.
Non è un caso che tra le principali preoccupazioni delle imprese figurino oggi la protezione dei dati sensibili e la continuità operativa. La crescente centralità del dato comporta anche una maggiore esposizione: a ogni bit in più di informazione corrisponde un rischio aggiuntivo da gestire.
Per rispondere in maniera efficace a questa complessità, è fondamentale adottare un approccio strutturato. L’esperienza raccontata durante l’intervento ha visto come protagonista la costituzione di un Comitato Software Security, un organo interdisciplinare che riunisce diverse competenze con l’obiettivo di presidiare e coordinare in modo centralizzato tutte le iniziative in ambito sicurezza.
Il messaggio è chiaro: la Cybersecurity non può più essere demandata unicamente all’IT. Deve diventare una responsabilità diffusa, che coinvolge l’intera organizzazione.
L’aumento degli attacchi informatici negli ultimi anni è allarmante: +200% negli ultimi tre anni. Tra le minacce più dannose, il ransomware si conferma tra le più diffuse. Questi attacchi, che criptano i dati e ne richiedono il riscatto, hanno una finalità puramente economica, con proventi che si avvicinano a quelli di un paese industrializzato.
Altro aspetto cruciale è il fattore umano. Il 96% delle organizzazioni ha subito almeno un attacco di tipo phishing o social engineering. Questo dato evidenzia come l’anello più debole della catena non sia sempre il software, ma spesso le persone. Formazione, consapevolezza e cultura della sicurezza sono quindi elementi imprescindibili di ogni strategia efficace.
L’Intelligenza Artificiale rappresenta sia un’opportunità che una minaccia. Da un lato, consente di rilevare comportamenti sospetti, analizzare grandi volumi di dati e automatizzare le risposte agli incidenti. Dall’altro, è già oggi utilizzata dai cybercriminali per creare attacchi più realistici e difficili da identificare.
Solo il 30% delle aziende utilizza in modo significativo l’AI per difendersi. È un dato che deve far riflettere: serve accelerare l’adozione di strumenti intelligenti, pur mantenendo alta la vigilanza sull’uso malevolo delle stesse tecnologie.
Una delle criticità più ricorrenti in ambito sicurezza è la distanza comunicativa tra chi sviluppa le soluzioni (il mondo tecnico) e chi prende le decisioni strategiche (il management). Spesso, il linguaggio tecnico non riesce a trasmettere con chiarezza l’impatto reale dei rischi informatici sul business.
Costruire un ponte comunicativo tra questi due mondi è quindi essenziale. Serve un linguaggio comune, capace di tradurre i rischi digitali in metriche comprensibili per il top management, affinché le decisioni siano tempestive e fondate.
Il legislatore ha compreso l’urgenza del tema, introducendo normative sempre più specifiche e incisive. Oltre al GDPR, in vigore dal 2018, si sono aggiunti:
Questi strumenti normativi non vanno letti solo come obblighi, ma anche come opportunità per rafforzare la resilienza aziendale.
Progettare la sicurezza “by design” significa integrare la protezione fin dalle prime fasi di sviluppo:
È un approccio che richiede investimento, ma che si ripaga in termini di solidità, reputazione e continuità.
Sempre più attacchi passano attraverso i fornitori. La sicurezza dell’intero ecosistema aziendale dipende quindi dalla capacità di includere anche partner e terze parti nei controlli e negli standard di sicurezza. Una filiera non protetta mette a rischio l’organizzazione nel suo complesso.
Ecco perché è essenziale inserire la valutazione della Cybersecurity nei criteri di selezione, onboarding e monitoraggio dei fornitori. La protezione non può fermarsi al perimetro aziendale.
In conclusione, la Cybersecurity è un dovere collettivo. La sicurezza informatica non è più solo una questione tecnica: è un imperativo strategico che riguarda tutti, sviluppatori, dirigenti, fornitori, istituzioni. In un contesto dove ogni innovazione apre nuove possibilità ma anche nuove minacce, la differenza tra successo e fallimento può giocarsi sulla capacità di proteggere ciò che conta.
Tecnologie e competenze sono fondamentali, ma da sole non bastano. Serve un cambio culturale profondo: solo una consapevolezza diffusa e condivisa potrà garantire la resilienza di cui le aziende hanno bisogno per affrontare le sfide del futuro digitale.
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