


5/6/2025
Nel contesto di un’economia sempre più digitalizzata e interconnessa, la Cybersecurity è diventata un fattore strategico per la sopravvivenza e la competitività delle aziende, soprattutto in settori critici come quello dell’energia e delle multiutility. Non si tratta più solo di una questione tecnica o di conformità normativa: proteggere dati, infrastrutture e processi è oggi un imperativo di governance.
Questo è stato il fulcro della tavola rotonda “Cybersecurity e privacy: sfide, opportunità e normative”, organizzata da Trilance in occasione dell'evento Cybersecurity Utilities Forum. Esperti legali, CIO, specialisti della sicurezza informatica e operatori di settore si sono confrontati sui principali cambiamenti introdotti dalla Direttiva NIS2 e dal Decreto Legislativo 138/2024, che ne recepisce i contenuti in Italia.
L’avvocato Francesco Piron, Partner di CBA Studio Legale, ha tracciato con chiarezza il nuovo quadro normativo. Il D.lgs. 138/2024, attuativo della Direttiva NIS2, segna un cambio radicale nell’approccio alla cybersicurezza. Non si parla più solo di obblighi tecnici, ma di responsabilità dirette della governance e sanzioni concrete e significative:
Un elemento chiave: la normativa non ammette ignoranza o impreparazione come attenuanti. La “maturità cyber” non è un’opzione, ma un requisito. Le aziende hanno il dovere di conoscere e presidiare i propri rischi informatici con diligenza professionale.
Durante il confronto, Antonio Ieranò, esperto in sicurezza e protezione dei dati, ha posto l’accento sulla necessità di superare la visione difensiva della compliance. Le normative, secondo Ieranò, non devono essere viste come barriere, ma come strumenti per costruire organizzazioni più solide e resilienti.
La NIS2 non chiede nulla che non andasse già fatto da anni. Il vero problema è culturale: dobbiamo passare da una visione emergenziale a una di gestione strutturata del rischio.
L’approccio suggerito è integrato e strategico: compliance, innovazione, protezione del dato e resilienza devono coesistere all’interno dello stesso disegno operativo e organizzativo.
Il CIO di Ascopiave, Mario Ontini, ha portato in tavola l’esperienza concreta di chi opera ogni giorno sul campo, nel cuore della distribuzione e produzione energetica.
Due gli aspetti critici evidenziati:
Un passaggio emblematico: il passaggio dal semplice disaster recovery alla business continuity integrata, con investimenti importanti.
Chiedere 5 milioni per un piano di continuità operativa completo non è facile, ma oggi è necessario.
ha affermato Ontini, facendo riferimento all’obbligo per il CdA di presidiare direttamente questi temi.
Una delle criticità più sentite riguarda il deficit di risorse umane qualificate in ambito cybersecurity. Negli ultimi anni, il personale IT è diminuito per effetto dell’outsourcing e del cloud, ma la sicurezza richiede presenza umana, capacità decisionali e intervento tempestivo.
Le figure richieste oggi sono interdisciplinari: non bastano competenze tecniche, servono capacità di analisi, comunicazione e governance. La cybersecurity è diventata una disciplina “ibrida” tra tecnologia, diritto, organizzazione e strategia.
Alessandro Pontrandolfi, Senior ICT Manager di Terranova, ha evidenziato un dato cruciale: il 70% degli attacchi informatici sfrutta il comportamento umano. Tecniche di phishing, smishing e vishing restano tra le più efficaci, perché fanno leva su disattenzione e inconsapevolezza.
L’antidoto è solo uno: Cybersecurity Awareness strutturata e continua. Non più corsi una tantum, ma percorsi su misura per ogni profilo aziendale, con strumenti dinamici:
La consapevolezza deve essere parte integrante della cultura aziendale, misurabile e monitorabile nel tempo.
Un altro tema emerso è quello della sicurezza nella catena di fornitura, spesso trascurata ma oggi strategica. Anche fornitori apparentemente “minori” possono rientrare nel perimetro NIS2, e di conseguenza le aziende capofila devono vigilare sull’intero ecosistema digitale:
Piron ha sottolineato la necessità di creare uno schema europeo di certificazione sulla sicurezza informatica della supply chain, analogo a quanto avviene in ambito finanziario con SOC 1 e SOC 2. Un punto ancora aperto a livello normativo, ma fondamentale per la cyber resilienza sistemica.
La tavola rotonda ha restituito un messaggio chiaro e condiviso: la cybersicurezza non è solo un obbligo normativo, ma un prerequisito per la continuità operativa, la competitività e l’innovazione. Servono:
In un mondo dove ogni connessione digitale è potenzialmente un rischio, l’unica vera difesa è una strategia integrata che parte dalle persone e arriva fino all’ultimo fornitore.
Come ha efficacemente sintetizzato Ieranò in chiusura:
La compliance è come un buon freno: non serve a rallentare, ma a permetterti di correre veloce in sicurezza.
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